21) "ALLA LOCANDA DEI SOGNI INFRANTI" - ALESSANDRO CORSI | LIVORNO

"Si chiama Locanda dei Sogni Infranti" fece Luca, con le mani sulla schiena. In piedi alla finestra guardava con occhi attenti il panorama, immerso in un tetro e piovigginoso pomeriggio invernale.
"Ne parli come se ci fossi stato" commentò Corrado, guardando l'amico dalla poltrona sulla quale era comodamente seduto.
"La conosco come le mie tasche, eppure non l'ho mai visitata. Anzi, per dirla tutta non so nemmeno dove si trova. E non esiste una fotografia od anche soltanto un disegno".
"Com'è possibile, allora, che tu la conosca?" si stupì Corrado.
"Diciamo che ho letto qualche libro sull'argomento" spiegò il padrone di casa, voltandosi con un mesto sorriso sulle labbra ed appoggirandosi al davanzale con le braccia incrociate sul petto.
"Nei tuoi scaffali ci si trovano i testi più incredibili" sorrise l'ospite, invidiando all'amico la sua collezione di volumi. Proprietario di un'enorme villa, nella quale viveva da solo a parte un paio di domestici, aveva trasformato l'edificio in una biblioteca. Pochissime stanze non erano state adibite a tale scopo, ma soltanto perché destinate a necessità imprescindibili... (segue - totale battute: 23763)

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[ 28 maggio, 2009 ] • [ eureka ]

20) "TUTTO IL TEMPO DEL MONDO" - DANILO ORTELLI | GRANAROLO FAENTINO (RA)

“La prego, se mi cerca qualcuno, dica che non ci sono per nessuno”.
Aveva detto così alla donna della reception. Quasi per darsi un tono, quasi per augurarsi che qualcuno lo avrebbe cercato. Sapendo però certamente che quella raccomandazione era vana. Non aveva detto a nessuno che se ne andava per qualche settimana. E del resto non aveva nessuno a cui dirlo, a cui sarebbe importato. Luca lo avrebbe cercato venerdì, forse sua madre lo avrebbe chiamato domenica. Ma lui avrebbe lasciato il telefono spento. Non c’era per nessuno.
Perché fai così Matteo? Perché ti nascondi? – gli disse lo specchio una volta che ebbe preso possesso della sua stanza.
Ho solo bisogno di rilassarmi – rispose, senza aprire bocca.
La 214 era una stanza pulita e confortevole, con una moquette color confetto che ricordava il calore superficiale di una casa di bambola. Rosa, quand’eravamo piccoli, ne aveva una uguale – pensò.
Abbandonò il bagaglio leggero ai piedi del letto e prese un bagno caldo. Dopodiché indossò nuovamente gli stessi vestiti e scese nella hall. Pulito e ristorato, sedette al bar e ordinò un Negroni... (segue - totale battute: 11033)

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[ 27 maggio, 2009 ] • [ eureka ]

19) "LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL" - CRISTINA GIUNTINI | PRATO

Che cosa ci faccio, io, qui?
Un senso di nausea comincia a salire dal mio stomaco, lungo l’esofago, raggiunge la mia gola, esplode nelle mie narici, nella mia testa. Il panico, maledetto panico. La paura che mi assale ancora una volta. Stringo i denti, inspiro profondamente, soffio via l’aria. Calmati, stupida, mi aggredisco. Non hai tempo per la paura. Non c’è posto per la paura, nella tua vita. Hai altro da fare.
Guardo il soffitto. Sono distesa sul letto, la mano sinistra sotto la testa, la sigaretta accesa nella mano destra. Avvicino la sigaretta alle labbra, faccio per aspirare una boccata, poi mi blocco. Allontano la sigaretta, la guardo, scatto a sedere sul letto. Spengo la sigaretta con rabbia, ma anche con cura, nel posacenere sul comodino. Infierisco sulla cicca oramai innocua, voglio schiacciarla, eliminarla, la disintegrerei, se potessi. “Maledetta”, sibilo. “Sei la mia rovina.”
Non è vero. Sono io la mia rovina, solo io. La sigaretta è un falso problema. “Non fumare, ti fa male, riduci le tue possibilità, non te ne rendi conto?” Balle. Fumo o non fumo, la mia situazione non cambia. Ciò nonostante, mi alzo, mi avvicino al cestino incastrato fra la sedia e la scrivania e getto via il pacchetto appena iniziato. Mi attaccherei a qualsiasi cosa, in questo momento.
Mi guardo intorno, per quanto me lo consentono i miei occhi che già difettano di qualche diottria, figurarsi come vedono chiaro adesso che sono impastati di lacrime. Niente di speciale, questa camera: i soliti mobili marroncini che sembrano quelli di mia nonna. Un letto matrimoniale (solo doppie uso singola, in questo modesto hotel che del resto basta e avanza), due comodini, un armadio (per quanto lo userò è anche troppo), la scrivania con la sedia davanti.
Là per terra, accanto alle tende, c’è la mia valigia. Non l’ho ancora disfatta. Ho tempo. O forse non ho tempo. Forse non ne vale la pena. Forse sto sbagliando. Forse mi illudo. Forse... (segue - totale battute: 11709)

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[ 27 maggio, 2009 ] • [ eureka ]

11) "L'ULTIMA CAMERA" - VINCENZO MONTENERO | MARINO (RM)

‘Ci spiace, ma l'ultima camera l'abbiamo data pochi minuti fa. A quella coppia lì, seduta sul divano'.
‘Ma noi siamo in viaggio di nozze. E' la nostra prima notte.'
‘Capisco, immagino, ma l'ultima camera l'abbiamo data...'
‘...pochi minuti fa, a quella coppia li, seduta sul divano. Andiamo Laura, passeremo la prima notte in auto. Per fortuna è una station.'
‘Lorenzo ma non è giusto, aspettiamo.'
‘Cosa. Che quella coppia litighi. Ho che a lui venga un attacco di appendicite. Oppure che ricevano una telefonata dal portiere, che gli comunica che il loro appartamento è stato svaligiato dai ladri.'
‘C'è qualche problema. Io e mia moglie osservavamo, che ci stavate osservando.'
‘No, nulla che possa interessarvi, a Lorenzo, mio marito, è stato detto che l'ultima camera disponibile è stata occupata da voi.'
‘Effettivamente è una suite, sa, siamo in viaggio di nozze.'
‘Anche noi, siamo in viaggio di nozze.'
"Piacere Eleonora."
"Paolo."
‘Siamo uguali.'
‘Quasi, con una piccola differenza, noi in station, voi in camera.'... (segue - totale battute: 4732)

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[ 15 maggio, 2009 ] • [ eureka ]

10) "L'INCHIESTA" - FRANCESCO PICCITTO | RAGUSA

Ero in preda allo sconforto, non sapevo se avrei mai riavuto il mio lavoro e se ne avessi potuto trovare un altro, un pomeriggio dopo pranzo però squilla il telefono.
Mi alzo e vado a rispondere:
«Pronto!»
«Salve... sono il direttore del giornale IL CORRIERE DELLA SERA.»
«Anche i giornali adesso!»
«Mi dispiace per quello che è successo ma era per un'altra questione»;
«Mi dica... cosa le serve?»
«Ho trovato molto interessanti quegli articoli che ha scritto sui rifiuti e l'ambiente... vorrei che lavorasse pere me.»
«Così... senza discutere.»
«Intanto lei inizi si consideri in prova.»
«Quando posso iniziare?»
«Domani stesso.»
«Grazie.»
«A presto.»
«Certo.»
Sto dunque per avventurarmi in questo mondo a me finora sconosciuto, a parte qualche articolo buttato là di testa mia, non mi sono mai inoltrato in interviste a contatto con la gente, viaggi alla ricerca di indizi, eccetera eccetera; certamente questo lavoro non mi soddisferà come la mia cattedra, ma è comunque per me un nuovo inizio, la questione adesso è iniziare... (segue - totale battute: 14722)

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[ 05 maggio, 2009 ] • [ eureka ]

8) "CAMERA D'ARIA" - SILVIA SERACINI | ANCONA

Al Ciclista, da Mademoseille
In volata.

... la classica scalogna una foratura proprio alla fine dell'allenamento di oggi e senza avere una camera d'aria di scorta perché si sa bisognerebbe sempre avere una camera d'aria di scorta ma io oggi non ce l'avevo chiudo la porta alle mie spalle e inserisco la card magnetica nell'apposita fessura per attivare l'impianto luci mi tasto la schiena dolorante e la taschina posteriore dove la Visa alloggia al sicuro all'interno di una busta di plastica impermeabile mi sfilo a fatica i guanti incollati alle pelle e li lancio sullo scrittoio volano sopra la carta da lettere e penso che non ho voglia di scrivere niente non ho voglia di niente solo di buttarmi ma piano con cautela su questo letto e dormire fino a domani quando passeranno a prendermi insieme alla mie ossa scricchiola il cellophane della piccola saponetta con cui tento di mandare via il grasso dalle mani ho provato a pompare aria nella ruota mi sono spompato a pompare aria nella ruota ma niente da fare il nero scivola vergognoso nel buco del lavandino e mentre mi asciugo adocchio il frigobar e un bruciore improvviso mi incendia la gola come se non bevessi da secoli mi rendo conto che ho una sete bestia e mi affretto si fa per dire verso l'oasi di quel mobile trangugio una Coca Cola che mi avvicina al Paradiso e finalmente mi siedo sul letto... (segue - totale battute: 4899)

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[ 05 maggio, 2009 ] • [ eureka ]

7) "HOTEL ORIENT A KABUL" - VIRGINIA MURRU | GIRASOLE (OG)

Sheila è una reporter di origine Libanese, risiede da vent'anni in Italia, e scrive per un noto quotidiano; da alcuni anni è inviata in Afghanistan, scrive i suoi articoli in hotel.

20 luglio 2003 - Hotel Orient, Kabul.

Sheila avverte una strana inquietudine, un fotografo Francese che lavora per l'Humanité, la rassicura: è solo la malìa del tuo istinto, hai prepotenti radici ancora fisse in Oriente, nulla di grave...

O magari gli incubi della guerra nel mio paese quand'ero bambina, che mi rimbalzano davanti agli occhi - replicò lei col solito garbo puntiglioso - non esiste immunità verso certi eventi. Vado in camera - aggiunse, e scomparve con un sorriso sospeso.

Era stranamente tesa e inquieta, presentiva, attraverso vie misteriose dell'intimo, che qualcosa fermentava nei sotterranei di quella strana pace imposta nella città a suon di bombe, raid e cingolati, dai vari contingenti militari dell'Isaf presenti ormai da anni. Nulla di nuovo, i soliti paradossi dell'animo umano, che vive in perenne conflitto tra due terribili estremi.

Si può concepire con logiche razionali che la pace si debba riscattare solo tramite passaggi intermedi di morte, e che pace e guerra vivano in una promiscuità così inesorabile?

Emergono, queste domande, nei rendiconti della giornalista Italiana, e degli inviati di tutto il mondo presenti nell'hotel di Kabul, e sono domande che incalzano sulla coscienza dell'Occidente come spire urticanti confitte nel pensiero e non lasciano scampo.... (segue - totale battute: 19836)

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[ 04 maggio, 2009 ] • [ eureka ]