4) "OCCHI DI VENTO" - CRISTINA GIUNTINI | PRATO

Leggero, scorrevole ma prudente, il pennello viaggiava sulla tela, ora accennando lievi tocchi, ora tracciando una linea decisa, ora appoggiando un sottile punto. Di quando in quando si tuffava, esausto, nell’acqua già contaminata da resti di mille colori, per poi strusciarsi contro uno straccio consunto, che aveva ormai perso memoria del proprio colore originale. Senza concedersi un minuto di riposo, afferrava quindi una punta di giallo, inquinando con essa un bel rosso vermiglio, per dare vita ad una sfumatura meno brillante, ma più reale; e già riprendeva la sua corsa, di volta in volta decisa o più incerta, spinto dal braccio e dalla mente del suo padrone. Torsten si allontanò di alcuni passi dal cavalletto e si asciugò il sudore col dorso della mano. La giornata era stata piuttosto calda, e solo allora, verso il tramonto, una sottile aria cominciava a soffiare fra le tegole rosse. La finestra della mansarda, spalancata, riusciva a malapena a far entrare un filo di vento, misero sollievo alla sua pelle stanca. Torsten osservò ancora una volta il risultato delle sue fatiche, e scosse la testa: non era solo il caldo a pesare su di lui come un cumulo di panni bagnati e appiccicosi. Molto più pesante, opprimente e perfino dolorosa era quella situazione di stallo, quella mancanza di voglia, di ispirazione, che frenava la sua testa e le sue azioni. Posò pennello e tavolozza, si avvicinò alla finestra e si affacciò, alla ricerca di un’aria più dolce nell’imminenza della sera, e di un’ispirazione nella visione della cupola del Brunelleschi, che troneggiava superba davanti ai suoi occhi... (segue - totale battute: 16559)

[scarica l'intero racconto in formato PDF]




[ 07 May, 2010 ] • [ eureka ]

49) "L'INCONTRO" - RUTH SCHONFELD | MILANO

Firenze, fine ottobre. Un mattino qualsiasi, cupo ma pieno di aspettative. Ho un appuntamento. In una via de' Servi insolitamente poco frequentata, salgo sul tram insieme a una signora anziana, elegante; i capelli bianchi, raccolti, un soprabito chiaro a disegnare una figura snella e ancora forte, che spinge con decisione un passeggino blu. Blu come gli occhi della nipotina, due anni al massimo di riccioli biondi e favolosi. Lo sistema nello spazio riservato ai passeggini e una traccia di disappunto le attraversa il viso ancora lievemente abbronzato. Due fermate dopo, senza affanno e senza età, sale una donna cinese, preceduta da un passeggino piuttosto logoro. Dentro, il suo bambino, che non posso fare a meno di guardare, piccolo, paffuto, con i capelli sparati da pulcino. Bello di una bellezza rara. La donna sfiora con lo sguardo il passeggino della bambina di porcellana prima di accostarvi il suo e subito dopo, quasi fosse un atto conseguente, estrae dalla borsa un pezzo di pane. Vedo suo figlio girarsi e agguantarlo rapido, con le mani grassocce e sporche, come solo le mani dei maschi sanno essere. É un attimo: la bambina bionda si volta verso la donna cinese, decisa a ricevere la sua parte, e questa si slancia per accontentarla. La vecchia signora, però, glielo impedisce in modo perentorio, intimandole di occuparsi solo del figlio. La signora cinese invece insiste, il pezzo di pane in mano, la bambina in un crescendo di strilli, l'eco metallica delle continue frenate del tram che procede nel traffico. La nonna allora alza la voce. Le orbite fredde dei suoi occhi riflettono una malevolenza impietosa, dinanzi alla quale nessuno interviene. Il mezzo è pieno di gente ma non offre squarci di umanità partecipe. La signora cinese, con un italiano stentato e una saggezza soltanto sua, in quanto cinese, prova quindi a spiegarle che forse la bambina ha fame. Ma alla nonna questo non importa e, come irritata da tanta, non giustificabile audacia, riprende a offenderla, rendendo evidente che rifiuta per sua nipote quel cibo semplice solo perchè a offrirlo è una persona povera e straniera ... (segue - totale battute: 6682)

[scarica l'intero racconto in formato PDF]




[ 25 January, 2011 ] • [ eureka ]

54) "UNA VACANZA A SEI ZAMPE" - MIRELLA PUCCIO | PALERMO

Lo guardai con infinito affetto e gli dissi: «Tra sette giorni si parte!». Quell’anno avevo deciso di andare in vacanza con Dante, il mio adorato gattino, nonostante il parere discordante del veterinario. Aveva compiuto ben diciotto anni e per la verità non era in ottima forma, ma ritenevo che un cambiamento gli avrebbe giovato, stimolandogli l’appetito e la vitalità. Avevo scelto di viaggiare in treno, che reputavo meno stressante dell’aereo, con le sue file al check-in, i ritardi, le cancellazioni e i bagagli smarriti. Alla lunghezza del viaggio, si contrapponevano il comfort e il relax di una cabina singola dotata di un letto e servizi, quasi un hotel su rotaia. Dopo diversi tentativi di prenotazione, riuscii a reperire la disponibilità di un vagone singolo, che mi costò come tre biglietti d’aereo. Poco dopo confermai la camera in hotel, segnalato in un sito web che offriva un ricco e articolato database per una vacanza a “sei zampe”, come recitava il titolo. La stanza prescelta era dotata di un terrazzo che si affacciava sul giardino interno della struttura e a quanto riscontravo dalle immagini online, il contesto era molto gradevole. Adesso che Dante era in là con gli anni e accusava alcuni malesseri tipici dell’età avanzata, sentivo di amarlo ancora di più. Da tre anni seguiva una terapia particolare che gli permetteva una buona qualità di vita. Non l’avrei mai affidato a nessuno, né parcheggiato in una pensione per animali... (segue - totale battute: 18973)

[scarica l'intero racconto in formato PDF]




[ 02 February, 2011 ] • [ eureka ]