26) "ESTEBAN" - MARINA PRIORINI | MACCARESE (RM)

Il giardino del Gran Hotel del Lago era gremito di persone invitate al matrimonio della mia amica Carolina.
Gli sposi si erano allontanati per il rituale cambio d'abito mentre gli amici e i parenti mascheravano la noia della loro attesa abbuffandosi di cibo.
Violinisti sparsi lungo i viali alberati dell'hotel diffondevano tutt'intorno la loro musica discreta.
Mesi prima avevo immediatamente condiviso con Carolina la scelta di quel luogo sobrio ed elegante per festeggiare il suo matrimonio. Un'antica dimora dei primi anni 900, sapientemente restaurata e adattata ad albergo, si affacciava da un lato direttamente sul lago mentre il lato principale apriva le sue grandi finestre sul giardino e sul viale alberato.
Internamente i vasti saloni erano arredati con mobili di antica semplicità, impreziositi di tappeti collocati lateralmente per non nascondere la bellezza dei pavimenti impreziositi d'intarsi di marmo, lampadari di cristallo pendevano dal soffitto con le loro luminose gocce trasparenti. Il salone principale era stato allestito per la cena con tavoli apparecchiati uno diverso dall'altro. Le bianche tovaglie di pizzo contrastavano con i bicchieri di vetro colorato mentre piatti e posate richiamavano i colori dei fiori conservati in vasi panciuti collocati al centro di ogni tavolo. L'addobbo per gli sposi era assolutamente superbo. Diverse nuances di oro impreziosivano con garbo il loro angolo riservato... (segue - totale battute: 6328)

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[ 17 giugno, 2009 ] • [ eureka ]

25) "TURNO DI NOTTE" - FRANCESCO MANZO | S. ELIA FIUMERAPIDO (FR)

Ancora un'ora ed andrò a casa.
E' l'ora in cui gli ospiti, a piccoli gruppi, in coppia, o da soli, lasciano la zona ristorante, e molti di loro si accomodano nella saletta del bar per un ultimo grappino, un thè o, se sono anglosassoni, un cappuccino. Alcuni si dirigono verso la sala ospiti accanto alla zona bar, e siedono nelle poltrone davanti all'ampio video LCD che, grazie al barista, signore unico del telecomando, è sempre sintonizzato sullo spettacolo televisivo più popolare. Il nostro barman funziona meglio dell'Auditel, e sa intuire i gusti del suo pubblico. O forse sono gli ospiti che, preferendo questi momenti di comunità alla solitudine delle loro stanze, si trasformano in platea condiscendente.
Dalla reception posso osservare quasi tutti, senza essere disturbata. I nostri clienti sono persone tranquille, molti trascorrono qui una o due notti, quasi ogni settimana, per lavoro; altri sono turisti occasionali, ma che spesso ritornano, attratti dalla vicinanza con le città d'arte e dalla quiete del nostro borgo. Di tanto in tanto succede che qualche ospite, dopo cena, tenti di attaccar bottone con la ragazza della portineria; ma è raro, e di solito vogliono solo sapere se più tardi arriverà Altiero. Dopotutto I clienti, quelli abituali, sanno che non gradisco perdere tempo, ho sempre tanto da fare e non amo interruzioni; per questo cercano di non disturbarmi senza motivo... (segue - totale battute: 15121)

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[ 17 giugno, 2009 ] • [ eureka ]

24) "L'ISOLA DI ST. LOUIS" - ALBERTO ARECCHI | PAVIA

Il vecchio albergo trasudava ricordi di passati splendori da ogni poro degli intonaci, da ogni foro di tarlo della boiserie consunta.
La buvette dell'Hôtel de la Poste era un autentico museo di storia coloniale. Vi entrai il 30 dicembre del 1983, e fu come se le lancette dell'orologio del tempo ruotassero vorticosamente indietro. Mancavano poco più di ventiquattr'ore all'inizio del mitico e terribile 1984, un anno tanto temuto per le previsioni dell'omonimo romanzo di George Orwell. Quell'anno non portò al mondo la dittatura del Grande Fratello, ma provocò ben altri disastri nella mia vita. Di questo, però, parlerò forse in un'altra occasione.
Viaggiavo con un collega di lavoro, un giovane architetto finlandese. Lavoravamo a Dakar e decidemmo di prenderci qualche giorno di vacanza, a cavallo del Capodanno, per visitare l'antica capitale e la regione del fiume Senegal. Avevamo viaggiato tutto il giorno, sulla mia vecchia auto.
Da Dakar a St. Louis ci sono poco più di duecento chilometri, lungo una strada d'altri tempi, che attraversa tutte le città e gran parte dei villaggi della regione.
All'ingresso dell'Hôtel de la Poste ci accolsero le luci basse della buvette, con i poufs rivestiti d'improbabili pelli di zebra. Forte nell'aria l'acre sentore di muffa, mescolato a quello dell'alcool di cattiva qualità, alle polveri d'insetticidi di cui erano impregnate le pelli appese e le tappezzerie, ai residui di sudore e di vomito di parecchie generazioni di marinai, avventurieri d'ogni razza.
Il nostro arrivo generò un moto d'interesse nelle tre ragazze che attendevano i clienti negli angoli strategici del locale, ben vestite e truccate nel migliore dei modi. Ci sedemmo su due poufs dal colore indefinibile, sollevando una nube di polvere dal vago odore d'insetticida e causando la fuga di quattro o cinque scarafaggi rossicci, disturbati dal movimento dei mobili. Dopo un viaggio un mezzo alle nuvole di polvere, su un'auto priva d'aria condizionata, era indispensabile rinfrescarci. Ordinammo della birra, per rinfrescare le gole e le voci seccate dal lungo viaggio... (segue - totale battute: 17494)

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[ 17 giugno, 2009 ] • [ eureka ]

23) "SCOMPARIRE AL MONDO" - ROSA TIZIANA BRUNO | SALERNO

Da bambina avevo paura del buio e di una vecchia bambola dai capelli di lana, con un cappello amaranto e la chitarra in mano. Di notte la immaginavo muoversi per casa e mi auguravo che si addormentasse prima di arrivare nella mia stanza.
Il bacio dei miei, prima di andare a letto, non bastava a rassicurarmi. Anzi, quell'addio rituale e crudele evocava tristezze ed apriva il serbatoio delle paure. Nulla possono i bambini contro il potere dei grandi e la notte che affonda.
Adesso la vecchia bambola dai capelli di lana è sparita e al suo posto le mie mani, che alla sera la stringevano, premono sulla tastiera di un computer. Ogni notte lo schermo piatto s'illumina di viola e mi risucchia nel mondo dei sogni. Pixel ordinati e cangianti mi regalano i messaggi di Orlando.
Non conosco il suo vero nome, né il colore dei suoi occhi e nemmeno il suo odore. Ma quello che conta è riempire la notte con la voracità delle parole, scritte in sequenza una dietro l'altra, ispirate da una fame intensa che non trova sazietà. Il nostro è un diabolico patto tra due anime perse di paura e di noia, sassi in bilico tra il desiderio di rotolare e la paura di cadere... (segue - totale battute: 11638)

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[ 17 giugno, 2009 ] • [ eureka ]

22) "LO SPAVENTOSO DRAMMA, NELLA HALL" - MARCO CARROCCIO | MESSINA

Ecco il gran poeta.
Ad una bambina, sempre, insegna a leggere.
 
Viola gustosa
nel giorno in cui sbatti le tue piccole ali,
gustosa d'essere, viva lungo la strada
che porta alle Messe, tra gli alberi e le ombre.
 
Viola secca secca, magra,
a te son condotti gli uomini
che non sanno sottrarsi all'inferno
del giorno morente sulle sparse ville intorno
alla Chiesa che prega stomacata.
 
Come sarei felice rigirando tra le dita una gemma
raccolta per caso, che tace.
Una donna incinta cammina pei campi.
Io ti ricordo agghiacciato:
e cento campane suonavano a morto...
 
Io ti ho amata quando avevi sette - otto anni,
e questa sera, che ne hai compiuti già tredici,
ti amo come mai prima.
Sulla più alta cima s'alza il sole, infuocato,
ma questa, credi, non è l'ora di abbandonar l'amore.
 
Ecco sua moglie, fragile antichità impolverata sotto e sotto gli accessori piumati e impellicciati insieme, neri come rapaci o topi, della mise assignorata.
L'aspetto non rivela prima facies la sua natura di pessima scultrice. Ma assoluta artista. Il vigore con cui vita e morte si combattono, nelle sue opere, lascia a bocca aperta, quantomeno di stucco, sbalordisce... (segue - totale battute: 4919)

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[ 17 giugno, 2009 ] • [ eureka ]