Mi piace ascoltare due tipi di storie: quelle portate dai passi fiaccati dal tempo e quelle che devono ancora nascere.

Ho una ragazza a peso morto tra le braccia e due occhi oltre il banco della reception che mi fissano spalancati. Anna, la proprietaria degli occhi, si riprende fulminea dallo stupore e inizia a ricoprirmi di istruzioni: "La ragazza si è appena registrata, si chiama Rebecca, posala sul divano intanto che chiamo un medico... Pietro! Non restare lì impalato, prova a chiamarla per nome! Falla sdraiare!"
[continua...]



Rebecca

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