34) "LUCIA DELLA PIOGGIA" - SILVIA FAVARETTO | MARCON (VE)

Quando mia madre rimase incinta di me, non si usava fare ecografie. I figli arrivavano come li mandava il Signore e li si vedeva, per la prima volta, quando uscivano, insanguinati e urlanti, dal corpo della madre. E il 12 gennaio di un anno ormai lontano, la bimba insanguinata che usciva dal corpo di una donna sfinita, ero io. Una bambina bellissima, bionda, di porcellana delicata. Le piccole manine perfette, affusolate, le guance tonde e la bocca a cuore, come disegnata. I capelli morbidi come fili di seta, due tenui sopracciglia appena percettibili, le ciglia folte e chiare. Ma, nonostante l’ostetrica mi colpisse più volte per farmi reagire, io non emisi nessun vagito. Mia madre si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, ma vedermi così bella, serena, con i lineamenti distesi, la tranquillizzò e pensò “se non vuole piangere ora, va bene. Avrà tempo e ragioni per piangere quando sarà più grande”. Così non fu. Col passare degli anni la mia pelle chiara, i lunghi capelli biondi e i grandi occhi azzurri facevano avvicinare tutti i passanti a mia madre, per farle i complimenti. Lei sorrideva timidamente e spingeva via il passeggino, affinché non se ne accorgessero. Mia madre non voleva che capissero che ero muta. Ho sempre avuto il mio modo di comunicare, ma non con la voce. Mia madre non lo viveva bene, sentiva che la mia menomazione era una vendetta del destino per avermi concepita fuori dal matrimonio. Aveva avuto una relazione con un uomo sposato, vent’anni più anziano di lei, che le aveva promesso mari e monti, senza nessuna intenzione di mantenere la parola data. Ancor prima della mia nascita lui le aveva fatto sapere che per nessuna ragione avrebbero dovuto rivedersi... (segue - totale battute: 6778)

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[ 18 November, 2010 ] • [ eureka ]